Cavallette e Grilli

Gli Ortotteri sono un grande ordine di insetti che comprende oltre 20.000 specie.
In Europa si contano circa 900 specie, in Italia 384 taxa (tra specie e sottospecie), nell’Arcipelago Toscano ben 60 specie, pari al 15% delle specie italiane. Una presenza straordinaria se si considera la ridotta superficie (0,097 % rispetto al territorio della penisola) e la distanza delle isole dalla terraferma che limita la colonizzazione. Nelle isole toscane sono presenti ben 9 delle 11 famiglie presenti in Italia. Vengono suddivisi in 2 sottordini: i celiferi (cavallette e locuste) dalle antenne brevi e gli ensiferi (grilli) dalle antenne filiformi.
Si tratta di insetti terrestri che per la maggior parte amano climi caldi ed elevata insolazione. Tuttavia molte forme sono lucifughe essendo crepuscolari o notturne o vivendo in ambienti ipogei, sia entro grotte (Troglophilus, Dolichopoda, Acroneuroptila), che scavando gallerie nel terreno (Gryllotalpa). Diverse specie sono buone nuotatrici (Tetrix, Xya) mentre molte sono legate alle alte quote e sono dunque criofile (Melanoplus, Podisma, Italopodisma, Aeropedellus, Aeropus). Poche sono le specie europee tipicamente forestali (Barbitistes, Meconema, Cyrtaspis) mentre la maggior parte delle specie abita le praterie o le zone di macchia o di ecotono. Alcuni ortotteri vivono esclusivamente con le formiche (Myrmecophilus e Myrmophilina).
Per quanto riguarda il regime alimentare Ensiferi e Celiferi evidenziano grandi differenze. I Celiferi sono quasi esclusivamente fitofagi o meglio ancora fillofagi e graminivori con poche eccezioni: i Tetrigidae si cibano di briofite (muschi ed epatiche) e di alghe che estraggono dalle melme delle rive di corsi d’acqua o pozze. Più vario è il regime degli Ensiferi. Poche sono le specie esclusivamente zoofaghe. Tra queste possiamo ricordare Saga pedo, che si ciba esclusivamente di altri ortotteri e le specie del genere Meconema. Molte specie polifaghe hanno una dieta in cui sono costantemente e abbondantemente presenti fonti di cibo di origine animali. Nell’ambito della fitofagia gli ortotteri non sono legati ad una pianta ospite in particolare.
L’emissione di suoni è una delle caratteristiche più straordinarie degli ortotteri. Il loro canto è tra gli insetti quello che suscita da sempre maggior interesse e ammirazione, per la sua dolcezza e musicalità. Inoltre la grande quantità di specie canterine e la loro frequenza ed abbondanza, rendono questo comportamento facilmente osservabile da chiunque. Gli ortotteri emettono il loro canto in molti modi diversi, ma il principio di base è generalmente lo sfregamento o lo scuotimento di parti esoscheletriche. Due sono tuttavia le principali modalità adottate dalla maggior parte delle specie ed entrambe prevedono lo sfregamento di una fila di dentelli o lamelle, detta pars stridens, su di una superficie lamellare o su una nervatura ispessita posta su una tegmina. Altre modalità di emissioni di suoni sono la percussione, la crepitazione e la tremulazione. La percussione consiste nel colpire il substrato di appoggio (suolo, steli erbacei, ecc..) con le zampe posteriori (Oedipoda) oppure con l’addome (Rhacocleis, Pterolepis). La crepitazione è prodotta mediante lo sbattere velocissimo delle ali: l’insetto può restare fermo sul posto ad esempio in Stenobothrus rubicundulus ed in Anacridium aegyptium oppure può emettere il crepitio spiccando il volo, come in Psophus stridulus stridulus o Arcyptera fusca. La precisa modalità di produzione del suono in questo caso non è del tutto chiara. La tremulazione, ossia lo scuotimento rapido del corpo, è spesso utilizzata dai maschi di Ephippiger che, stando nei pressi di una femmina e movendo violentemente il loro corpo, trasmettono vibrazioni attraverso il substrato su cui poggiano. Questo comportamento si osserva inoltre in molte specie del genere Rhacocleis e Pterolepis. Altre modalità particolari sono presenti con minor frequenza, come la produzione di suoni con le mandibole. Abbastanza diffusa è la stridulazione addominale, in cui placche ricche di carene poste ai lati dell’addome vengono sfregate o da spine dell’apice delle tibie (o da una specie di pars stridens posta nei femori posteriori (Prionotropis hystrix hystrix). Oltre alle strutture morfologiche legate alla meccanica della produzione dei suoni, gli ortotteri sono in grado di mettere in atto modalità di amplificazione e dispersione dei loro canti. Il posizionamento delle ali permette una diversa amplificazione del suono. I Grilli durante il canto sollevano talvolta quasi verticalmente le tegmine ed è facile osservare come individui macrotteri di specie normalmente microttere, evidenziano un canto più forte. Le specie del genere Gryllotalpa cantano stando all’interno di cunicoli, costruiti in funzione di una più efficiente acustica. Come accennato parlando delle diversità tra Ensiferi e Celiferi, gli organi di percezione dei suoni sono collocati nei primi sulle tibie anteriori (fossette timpaniche) e nei secondi ai lati dell’addome (timpano). Il canto degli ortotteri ha diversi significati ed inoltre la medesima specie può emettere canti diversi per diverse finalità. La funzione principale del canto consiste nel ravvicinare gli individui sessualmente maturi e nel mantenere la coesione all’interno di un gruppo di cantori, incitando i vicini al canto e regolando la distribuzione spaziale degli stessi. Molto spesso gli ortotteri di una specie si esibiscono in veri e propri cori, cantando all’unisono e rendendo impossibile l’individuazione dei singoli individui (Decticus, Gryllus). In questo modo il coro sostituisce il richiamo sessuale individuale, permettendo alle femmine di individuare un territorio entro cui sono in grado di trovare i maschi della propria specie. Questo tipo di riconoscimento è utilizzato particolarmente dagli Ensiferi. Talvolta al richiamo del maschio la femmina può rispondere (Gryllus campestris, Ephippiger spp., Oecanthus pellucens) ma generalmente l’emissione di suoni è limitata ai soli maschi. Quando le specie non si producono in cori, i singoli maschi si dispongono isolati ad emettere il canto di richiamo detto canto normale. Se due maschi di una stessa specie vengono a contatto tra loro viene emesso un canto di rivalità, altamente specifico. All’avvicinarsi di una femmina della propria specie il maschio può iniziare un nuovo tipo di canto detto canto di corteggiamento. Il canto di corteggiamento (soprattutto nei Celiferi) è sovente accompagnato da una parata nuziale, che in talune specie è assai vistosa e complicata e prevede l’uso di antenne e zampe posteriori (Gomphocerus rufus, Chorthippus karelini bruttius). Spesso le parti anatomiche coinvolte nella parata nuziale hanno particolarità che le rendono evidenti come la dilatazione degli apici delle antenne in G. rufus, o la colorazione bianca delle antenne e dei tarsi posteriori in C. karelini bruttius. Alla fine del canto di corteggiamento e della parata nuziale il maschio tenta con un rapido balzo di accoppiarsi con la femmina. Molto spesso occorrono numerosi ed estenuanti tentativi affinché l’accoppiamento arrivi a buon fine. Le femmine infatti sono molto selettive in tal senso e per questo il canto e la parata nuziale costituiscono una vera barriera riproduttiva.
Da questo fatto deriva il grande valore dato al canto per la discriminazione tra specie spesso molto affini morfologicamente. Occorre ricordare però che le differenze nella struttura dei canti
sono più pronunciate in specie o popolazioni che vivono nello stesso luogo (simpatriche) che tra specie o popolazioni viventi in luoghi diversi (allopatriche). I canti degli ortotteri italiani
sono ampiamente conosciuti grazie ad una intensa campagna di registrazioni condotta in tutta la penisola a partire dagli ultimi anni del secolo scorso.
Per approfondimenti è possibile acquistare il volume n. 9 della collana i “Quaderni del Parco” dedicato alle cavallette e ai grilli dell’Arcipelago Toscano.
Ultimo aggiornamento
11 Settembre 2025, 18:42