Specie aliene

Le specie aliene sono quelle specie animali o vegetali trasportate dall’Uomo in modo volontario o accidentale al di fuori della loro area d’origine.
Alcune di esse si insediano con successo e si diffondono in maniera rapida causando gravi danni alle specie e agli ecosistemi originari di quel luogo, spesso accompagnati da ricadute economiche e problemi sanitari. Queste specie, definite specie aliene invasive o IAS, acronimo dell’inglese Invasive Alien Species, sono considerate la seconda causa di perdita globale di biodiversità e la prima causa di scomparsa locale di specie, in particolare nelle isole e nelle acque dolci. Esse hanno causato la maggior parte delle estinzioni di piante e vertebrati avvenute dal 1500 ad oggi.
42% delle estinzioni è causato principalmente dalle Specie Aliene Invasive, nel 16% dei casi sono la causa esclusiva. Si tratta di 909 specie estinte dal 1500 ad oggi di cui 85 mammiferi, 159 uccelli e 37 anfibi
Anche se queste sono solo 1 su 10 delle quasi 37.000 specie aliene trasportate dall’Uomo in giro per il mondo, l’impatto che provocano sulla biodiversità è particolarmente devastante nelle isole.
infatti il 90% delle estinzioni causate prevalentemente dalle Specie Aliene Invasive è avvenuto sulle isole.
Non tutte le specie aliene sono invasive, lo diventano solo quelle che nell’area di introduzione trovano le condizioni ottimali per riprodursi e diffondersi.
Non tutti sanno che tra le specie aliene ci sono anche il pomodoro e la patata, originari del continente americano, o il progenitore delle galline proveniente dall’Asia. Chi ha provato a coltivare un orto sa bene che i semi dei deliziosi ortaggi, protagonisti della nostra dieta mediterranea, necessitano di molte cure e non sarebbero in grado di diffondersi spontaneamente in natura. Anche le galline al di fuori di aie e allevamenti non sopravviverebbero tanto da potersi riprodurre e rappresentare una minaccia per la biodiversità.
Si stima che ogni cento specie aliene che arrivano in un’area, una sola diventi invasiva. Il successo dell’invasione è dovuto a una combinazione di fattori che vanno dalle caratteristiche biologiche ed ecologiche proprie della specie entrante e che possono renderla più competitiva di quelle native, ad ambienti favorevoli o più vulnerabili ad essa, quali spesso sono le isole o le acque interne. Altri fattori possono essere del tutto casuali come ad esempio le temperature o le precipitazioni che si verificano nel periodo di arrivo della nuova specie.
Contrastare le IAS non è mai facile e neanche indolore ma necessario. Solo la loro totale eliminazione da un territorio (eradicazione) può consentire alle tante specie indigene minacciate dalla loro presenza di riconquistare spazi e ruoli ecologici nei delicati equilibri che governano gli ambienti naturali.
È colpa dell’Uomo quando introduce specie aliene invasive; è sua responsabilità contrastarne la diffusione per tutelare la biodiversità.
Cosa fa il Parco
Il Parco Nazionale fin dalla sua istituzione ha investito ingenti risorse per eliminare o ridurre le specie aliene invasive anche attivando progetti finanziati dalla Comunità europea nell’ambito del programma LIFE.
Una vera e propria esplosione di biodiversità si è osservata su quelle isole dove il Parco, con grande sforzo ed impegno, ha contrastato la presenza delle specie aliene invasive. Questi interventi, fortemente raccomandati dalle più autorevoli istituzioni scientifiche nel rispetto di accordi e normative internazionali e nazionali, nel caso delle isole dell’Arcipelago Toscano sono stati in gran parte finanziati dall’Unione Europea.
Con l’eradicazione del ratto da Giannutri, Montecristo, Pianosa e dall’isolotto della Scola, sono tornati a riprodursi con successo molti animali tra cui rari uccelli marini che subivano, inermi, una pesante predazione di uova e nidiacei da parte del roditore. A Montecristo, in presenza del ratto, per 100 uova deposte dalla Berta minore (Puffinus yulkan) riuscivano a involarsi ogni anno solo 5 giovani; nell’ultimo decennio, dopo l’eradicazione, più di 4.000 individui hanno raggiunto questo traguardo portando la percentuale di involi oltre all’80% e consentendo all’isola di ospitare oggi circa il 2% dell’intera popolazione mondiale di questo affascinante uccello.
A dispetto delle splendide fioriture, anche le piante sudafricane Carpobrotus edulis e C. acinaciformis, conosciute come Fico degli Ottentotti, sono IAS che con prepotenza tendono a formare un mantello vegetale denso e impenetrabile che non permette la sopravvivenza della flora originaria. Il Parco interviene per limitarne l’espansione in difesa di un già fragile ecosistema costiero.
Con grande sorpresa dei ricercatori, anche alcune specie che non si pensava avessero connessione diretta con il ratto, sono tornate a popolare numerose Montecristo. È il caso delle farfalle: una in particolare, la Parange aegeria, non più osservata per oltre 40 anni, oggi è così abbondante da vederne a decine rallegrare il giardino della villa con il loro volo. Ancora più sorprendente è la scoperta di ben 5 specie di farfalle mai segnalate prima.
Al di fuori dell’originaria Cina dove è noto come Albero del paradiso, l’Ailanthus altissima è soprannominato invece “albero dell’inferno” per la natura altamente invasiva. Forma rapidamente fitti boschetti, inibisce la crescita di altre piante rilasciando particolari sostanze chimiche nel terreno e ospita molti insetti invasivi nocivi. Solo in ambienti circoscritti e con immenso sforzo le eradicazioni hanno avuto successo. Su Pianosa e Montecristo il Parco, in collaborazione con il Reparto Carabinieri Biodiversità di Follonica, l’ha fortemente limitato senza però essere riuscito ancora a eradicarlo.
Il muflone (Ovis aries) è stato introdotto dalla metà del secolo scorso nelle isole del Parco; al Giglio si è diffuso allo stato selvatico negli anni ’90 con l’abbandono del recinto in cui era confinato. In tutta Italia, tranne la Sardegna, la specie oltre a essere cacciabile è anche considerata aliena invasiva e se ne raccomanda l’eradicazione a causa dei pesanti, e ben documentati, impatti sulla biodiversità. Al Giglio i botanici hanno rilevato gravi danni al rinnovamento del leccio, la quercia simbolo della macchia mediterranea che caratterizza l’isola, e di diverse altre piante che a loro volta forniscono cibo e riparo a tanti animali.
Il Parco ha completato l’eradicazione del muflone nel 2024 e insieme a ricercatori monitorerà gli effetti positivi con la certezza di poter raccontare presto tante storie a lieto fine di piante e animali che rischiavano di essere “sfrattate” dalla loro isola.
Cosa puoi fare tu
- Informati e informa amici e parenti
Per informazioni consultare sito web dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.
- Non abbandonare in natura animali da compagnia
Non abbandonare in natura animali da compagnia. Tartarughe, pesci d’acquario, pappagalli, scoiattoli, conigli sono quasi sempre esotici e invasivi
- Attento al gatto
Se lasciato libero di frequentare ambienti naturali può minacciarne la biodiversità predando uccelli, rettili e piccoli mammiferi.
- Scegli piante e fiori del tuo territorio per balconi e giardini
Se ti piacciono piante esotiche fai prima una ricerca per escludere quelle invasive.
- Sii un viaggiatore consapevole
Non riportare animali, piante o frutti e controlla bene bagagli e scarpe per evitare che semi o piccoli animali viaggino con te
- Non contribuire al commercio di specie esotiche
Spesso è anche illegale. Scegli il tuo amico tra i più comuni animali domestici.
- Segnala al Parco la presenza di specie aliene nelle isole dell’Arcipelago Toscano
Fai la tua parte per la conservazione della sua biodiversità
- Contribuisci alla ricerca
Ogni tua osservazione in natura può arricchire la conoscenza della biodiver sità: condividila attraverso l’app “iNaturalist”.
Ultimo aggiornamento
7 Settembre 2025, 18:48