Isola di Giannutri
L’inquadramento geografico
L’Isola di Giannutri è la più meridionale e allo stesso tempo orientale delle isole toscane, emerge dalle acque del Tirreno come una bianca mezzaluna di calcare. Ha una superficie di 2,4 kmq, dista 11,5 km dal Promontorio dell’Argentario e 15,5 km dall’Isola del Giglio. Ha uno sviluppo costiero di 11 km e una forma ad anfiteatro con larghezza di circa 500 m e lunghezza di circa 5 km e tre modeste alture: i poggi di Capel Rosso (89 m) a nord e San francesco (68 m) a sud uniti da Monte Mario (79 m) a nord ovest. Gli unici punti di approdo all’isola sono Cala Spalmatoio ad est e Cala Maestra ad ovest che presentano due esigue spiagge di ghiaia.
La natura
L’Isola di Giannutri è costituita da roccia calcarea che, essendo permeabile, non consente la creazione di acque superficiali. Lungo la costa le falesie rivierasche si aprono in profonde spaccature e talora in ampie cavità , come nel caso de “I Grottoni”, incessantemente sottoposte alla dinamica del moto ondoso, che provoca crolli al di sotto delle volte rocciose. In prossimità di Cala Spalmatoio sono presenti rocce sedimentarie del Quaternario costituite da materiali detritici cementati; in questo affioramento sono evidenti i resti fossilizzati di mandibole di Cervidi che denotano un passato collegamento con la penisola, situata a breve distanza e direttamente raggiungibile nelle fasi di abbassamento del livello del mare avvenuta in corrispondenza del periodo glaciale. Il paesaggio insulare è dolce e la macchia bassa è composto da arbusti mediterranei e da una distesa di essenze aromatiche che ricoprono le doline e il suolo poroso. Tra le piante più interessanti il Cneorum tricoccon L., una delle specie più caratteristiche della flora di Giannutri essendovi distribuito diffusamente, al contrario del vicino Monte Argentario ove è in condizione relittuale, mentre è assente in tutte le altre isole dell’Arcipelago Toscano. Data perciò la sua particolare importanza sistematica e la sua distribuzione molto frammentata nell’ area mediterraneo-occidentale, si tratta di una specie di interesse conservazionistico. Altre specie degne di nota sono Ranunculus parviflorus, Fumaria densiflora, Fumaria parviflora, Erodium maritimum, Lavatera arborea e Smyrnium olusastrum. Importante inoltre la presenza di Limonium sommierianum e Helichrysum litoreum in quanto i soli due endemismi ristretti, il primo è un endemismo dell’Arcipelago Toscano presente oltre che a Giannutri anche all’Isola del Giglio e a Montecristo ed il secondo un endemismo ligure-tirrenico. Per quanto riguarda l’avifauna emerge in tutta evidenza l’importanza dell’isola per le specie migratrici sebbene la relativa omogeneità ambientale, le piccole dimensioni e l’estrema riduzione di aree aperte rendano l’isola di Giannutri meno importante rispetto alle altre isole dell’Arcipelago per numero di specie e, soprattutto, per individui che vi sostano. Come per le altre isole dell’Arcipelago è caratteristica la nidificazione delle tre specie italiane di rondone (comune, maggiore e pallido). Sono inoltre presenti all’Isola di Giannutri le tre specie di passero (Passera d’Italia, Passera sarda e Passera mattugia) e il cardellino, tutte specie non particolarmente significative per l’isola ma ritenute minacciate a livello nazionale, cui si aggiunge il Verzellino, in diminuzione a livello europeo. Di particolare significato la popolazione nidificante di berta maggiore che, con oltre 100 coppie, rappresenta per questa specie una delle più importanti a livello regionale. Non sono presenti Mammiferi autoctoni ad eccezione dei Chirotteri. Il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) è invece il solo mammifero alloctono attualmente presente dopo che il ratto nero (Rattus rattus) è stato eradicato nel 2006 nell’ambito del Progetto LIFE “Isole di Toscana”. Per approfondimenti è possibile consultare il Piano di Gestione della ZSC/ZPS dell’Isola di Giannutri (area terrestre e marina) ed il Piano del Parco.
La storia
L’isola di Giannutri è rimasta per lungo tempo disabitata, descritta da sempre come un rifugio per pirati e saraceni che hanno utilizzato questa “terra di nessuno” come base per le loro scorrerie sulla costa e nell’Arcipelago toscano. Nella preistoria l’isola di Giannutri fu certamente abitata da Etruschi e Romani, lo testimoniano i ritrovamenti di armi ed utensili ma anche i relitti di navi mercantili che giacciono sui fondali del mare nel tratto che interessa la suddetta isola. Durante i secoli successivi al periodo romano è stata sotto il controllo della Spagna, della Francia e della Germania, fino a divenire parte del Regno d’Italia. Il periodo in cui fu abitata dai romani fu quello di massimo splendore dell’isola di Giannutri che divenne il luogo privilegiato di ritiro delle famiglie nobili. I romani appartenenti alla famiglia Domizi Enobarbi, antica famiglia senatoria di importanti commercianti, fecero dell’isola il punto di riferimento per i traffici marittimi verso la Gallia e la Spagna dotandola di infrastrutture portuali e lasciarono in eredità un porto antico, Cala dello Spalmatoio, e una villa marittima (Villa Domizia) nell’area Nord-Ovest in località Cala Maestra (che si ipotizza fosse l’approdo privato della famiglia) che copriva una superficie di circa 5 ettari di terreno e alla quale si poteva accedere direttamente dal mare grazie ad una scalinata. Si può dire che la Villa Domizia era stata costituita come un vero e proprio quartier generale per la sosta dei velieri e per l’otium della famiglia nobile. I romani popolarono l’isola sino al III secolo d.C., quando la abbandonarono probabilmente a causa di un sisma che danneggiò le strutture. Così anche la Villa Domizia venne abbandonata e cadde lentamente in rovina; i suoi resti furono riportati alla luce durante una campagna archeologica condotta alla fine del 1800. Nei secoli successivi all’abbandono di queste terre da parte dei romani l’isola viene menzionata nella donazione con cui Carlo Magno elargiva terre romane e toscane all’abbazia delle Tre Fontane. Successivamente questo territorio abbaziale, comprendente Giannutri, subì trasferimenti numerosi in favore di famiglie nobiliari: nel 1269 fu concesso al Conte Rosso (Ildebrandino Aldobrandeschi di Sovana), nel 1358 passò alla famiglia Orsini (famiglia principesca e papale dell’aristocrazia romana e italiana) e nel 1452 l’abate la cedette a Siena. Successivamente l’isola è stata sotto il controllo della Spagna fino ai primi del ‘700, che con Carlo V sconfisse e occupò la Repubblica Senese, cadde nella successiva guerra con i francesi perché facente parte del presidio di Orbetello e fu governata dai tedeschi che scacciarono gli spagnoli e vi rimasero fino al 1735. Poi, con la pace del 1736, il presidio di Orbetello fu ceduto a Carlo di Borbone Re di Napoli e con il contratto di Luneville del 1801 Giannutri diventò di appartenenza del Regno d’Etruria e passò poi al Granducato di Toscana. Nonostante questo susseguirsi di popoli questa terra non è mai stata abitata stabilmente perché considerata facilmente attaccabile e poco sicura, essendo situata in mare aperto ed essendo priva di rifugi naturali perché avente morfologia prevalentemente piatta. Questa situazione perdurò fino al 1861 quando, dopo l’annessione al Regno d’Italia del 1860, fu costruito il faro sulle scogliere di Capel Rosso e vi si trasferì stabilmente un guardiano con la sua famiglia. Nel 1865 il ministro Quintino Sella regalò l’intera isola al Comune del Giglio, che l’aveva richiesta per costruire una colonia agricola, e che nei primi anni del ‘900, la vendette ai Principi Scaletta che ne fecero una riserva di caccia e vi edificarono le prime abitazioni. Questa isola rimase comunque spopolata fino agli anni ’60, quando fu privatizzata ed ebbe inizio un periodo d’intensa lottizzazione e speculazione edilizia, che ha trasformato radicalmente il suo aspetto soprattutto nel tratto centrale dove ancora oggi sorgono ville sparse e un piccolo villaggio. Purtroppo il fallimento delle società costruttrici e l’abbandono da parte di queste dei lavori portò i proprietari degli immobili a provvedere in proprio a tutti i bisogni e a tutte le necessità del caso, dalla raccolta dei rifiuti alla distribuzione dell’acqua potabile e dell’energia elettrica. Questa situazione ha portato a pensare a Giannutri come una Repubblica autonoma, fino a quando non è tornata ad essere di interesse per gli Enti Statali e per il grande pubblico. Per quanto riguarda l’impatto relativo alla presenza di strutture cementizie sull’isola di Giannutri va segnalata la presenza di un’importante volumetria in cemento armato i cui lavori non furono mai ultimati che risulta essere una vera e propria incoerenza evolutiva all’interno del contesto paesistico ambientale che lo ospita. Dal punto di vista amministrativo l’isola fa parte del comune dell’Isola del Giglio.
Ultimo aggiornamento
28 Luglio 2025, 13:50