Isola di Montecristo
L’inquadramento geografico
L’isola di Montecristo è un massiccio roccioso che sbalza dal profondo delle acque per un’estensione di 10, 2 kmq. Tra le isole dell’Arcipelago Toscano è la più distante (63 km) dalla costa continentale e dista circa 43 km dall’isola del Giglio. Lungo il perimetro di 16 km è un susseguirsi di falesie strapiombanti, con grandi pareti concave e nude, qua e là solcate da filoni rocciosi rettilinei di venature biancastre, interrotte da esili rigagnoli luccicanti che diventano cascatelle nella stagione invernale. I caratteristici ampi liscioni granitici che scendono ripidamente al mare, con poca vegetazione ed alcune vallate scavate dalla millenaria azione di piccoli corsi d’acqua dal regime prevalentemente stagionale. L’isola, dalla forma vagamente piramidale, è percorsa da una catena montuosa con 3 vette principali: Monte della Fortezza (645 m), Cima del Colle Fondo (621 m), Cima dei Lecci (563 m).
La natura
Dal punto di vista geologico l’isola è costituita quasi interamente da un plutone magmatico intrusivo originatosi tra i sette e i cinque milioni di anni fa. La copertura vegetale è rappresentata da garighe costiere e da una bassa macchia mediterranea formata prevalentemente da eriche, rosmarini e cisti, con poche piante di leccio raggruppate presso l’omonima cima. Le specie censite sono circa 400, tra le quali ricordiamo per i profumi che diffondono, insieme ai rosmarini, l’odoroso elicriso e l’aromatico maro. Sulle rovine dell’antico monastero crescono anche i cespuglietti di Linaria capraria, endemismo dell’Arcipelago Toscano. Per quanto riguarda la fauna, la presenza più vistosa è la capra di Montecristo, specie dal notevole valore scientifico e culturale. La capra fu anticamente importata, qui come a Capri, Capraia e Caprera dall’Asia Minore per essere utilizzata come risorsa da chi come i fenici e poi i greci veleggiavano verso le loro colonie del Mediterraneo occidentale. Solo sulla nostra isola deserta hanno resistito fino a oggi, con alti e bassi: nell’ultima guerra furono una risorsa per ponzesi ed elbani, e anche al tempo dei monaci certo non potevano essere libere di proliferare come oggi. Animali impattanti sui coltivi come sulla vegetazione naturale, difficilmente gestibili anche per la singolare capacità demografica di reagire a drastici colli di bottiglia con ‘fioriture’ che portano la popolazione a livelli più alti che mai, prima di ritornare a una mezza misura. Al contempo, motivo di riconoscimenti e diplomi che hanno fatto la storia della conservazione dell’ambiente in Italia, e motivo della presenza di specie animali prioritarie per l’Unione Europea, che trovano il loro eden in questa sorta di giardino plasmato da millenni di brucatura. La soluzione realizzata: la costruzione, grazie al finanziamento di due progetti consecutivi, di enormi recinti di esclusione, per complessivi 34 ettari e la traslocazione di alcuni individui sulla terraferma. Tra gli altri vertebrati si segnala il raro discoglosso e per i rettili, oltre al più comune biacco, si ricorda anche la vipera e il piccolo tarantolino. Importante è la presenza di uccelli marini come la Berta minore, le cui colonie sono di interesse europeo e oggetto di specifici programmi di conservazione. Altra importante specie costiera è il marangone dal ciuffo. Per la particolare tranquillità del luogo e la presenza di acqua, piccole e grandi specie migratrici trovano a Montecristo l’ambiente idoneo per riposarsi e nutrirsi, in modo da essere in grado, di riprende il loro volo verso nord o o verso sud nelle stagioni di spostamento. Infine, grazie alla protezione delle acque intorno l’isola la vita marina è particolarmente ricca ed integra. Frequenti sono gli avvistamenti di balene ed altri cetacei, tanto che per le caratteristiche batimetriche, sembra che le acque di Montecristo siano frequentate dal raro zifio.
La storia
Forse luogo di culto dedicato a Giove in epoca romana, l’isola di Montecristo ospitò nel V secolo San Mamiliano, in fuga dai Vandali. Sede fino al XVI secolo di una fiorente comunità monastica e oggetto di tentativi di colonizzazione agricola nel XIX secolo. Frequentata dai Reali d’Italia per la tranquillità del luogo e per battute di caccia e di pesca, l’isola oggi è disabitata e priva di qualunque servizio. Nella sua storia millenaria Montecristo ha anche un passato di stazione di servizio con autogrill, quando Fenici e poi Greci veleggiavano verso le loro colonie del Mediterraneo occidentale. Il loro carburante erano capre da imbandire agli equipaggi, risorsa affidabile appositamente importata dall’Asia minore a Montecristo come su altre isole. Dal punto di vista amministrativo è annessa al comune di Portoferraio.
Ultimo aggiornamento
25 Luglio 2025, 13:56