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La presenza della Lepre italica sull'Isola d'Elba

La presenza di lepri sull'Isola d'Elba nel corso del XIX secolo è documentata da alcuni autori tra cui Thiebaut de Bernaud (1808), Branchi (1839) e Zuccagni-Orlandini (1842). Che si trattasse di popolazioni di Lepre italica è testimoniato da alcuni esemplari ancora conservati nelle collezioni del Museo di Zoologia dell'Università di Firenze. L'origine di questo popolamento elbano risulterebbe compatibile con gli episodi di colonizzazione che possono essersi verificati in coincidenza con le fluttuazioni del livello marino durante gli episodi glaciali del Pleistocene. Ancora nel secondo dopoguerra è segnalata la presenza sull'isola di un tipo particolare di lepre. L'animale veniva indicato col nome vernacolare di lepre scopaiola, cioè "lepre delle eriche". Inoltre Giglioli (1885-1900) riferisce che "La lepre di Corsica è piuttosto piccola, rammenta quella dell'Elba, ma è ben diversa da quella della Sardegna". Anche Ghigi (1911) notava come la lepre diffusa sull'Elba presentasse delle caratteristiche che la distinguevano dalle lepri continentali, da cui differiva soprattutto per le minori dimensioni, ma che non andava confusa con la lepre della Sardegna. Nella grande isola tirrenica è infatti solo documentata la lepre del Capo L. capensis L., 1758, di remota importazione antropocora dal Nordafrica.

Nonostante un'analisi condotta dall'ISPRA su alcune decine di lepri abbattute provenienti dall'Elba e una serie di percorsi notturni effettuati con i fari, non è stato possibile confermare l'attuale presenza della Lepre italica sull'isola, ma solo quella della Lepre europea, che vi è stata introdotta per fini venatori.
La diffusione delle lepri in altre isole dell'arcipelago toscano, nel corso dell'Ottocento e dei primi anni del Novecento, è documentato da alcune testimonianze letterarie, fra cui Sommier (1900 e 1909) per il Giglio, Zuccagni- Orlandini (1836) e Sommier (1909) per Pianosa.
Non si può escludere che qualcuna delle popolazioni insulari di cui riferiscono gli autori ottocenteschi e della prima parte del Novecento possa aver avuto origine dall'importazione dal continente di nuclei di Lepre italica. Del resto l'importazione del taxon in Corsica è avvenuta, molto verosimilmente, in età storica. Sommier (1909) riferisce, ad esempio dell'introduzione di lepri a Pianosa tra il 1840 e il 1850. Secondo il medesimo autore, un'importazione di lepri sul Giglio sarebbe invece avvenuta verso la fine dell'Ottocento (Sommier, 1900), mentre per Zuccagni-Orlandini (1842) i lagomorfi vi sarebbero stati introdotti verso il 1840. Le informazioni disponibili non sono tuttavia sufficienti per consentire l'identificazione a livello specifico di queste lepri isolane. I vari autori concordano comunque sul fatto che le lepri dell'arcipelago erano soggette a ripetute e drastiche fluttuazioni demografiche. Ciò potrebbe aver reso necessaria una loro ripetuta reintroduzione dal continente anche con esemplari di L. europaeus di provenienza alloctona. Secondo Ghigi (1911), infatti, in Toscana già nella prima decade del Novecento, alcuni privati e società di cacciatori provvedevano a ripopolamenti "con lepri provenienti specialmente dall'Austria".

(Testi a cura di Francesco Riga)

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