Ferro
La presenza del ferro fu l’attrattiva che spinse l’uomo, fin dal Neolitico, ad insediarsi su alcune isole dell’Arcipelago toscano. L’isola del Giglio e l’Elba sono state, infatti, sfruttate, prima, per i giacimenti di rame e, poi, per quelli di ferro. L’Elba, che i greci chiamarono Aethalia, la fuligginosa, per i densi fumi che sprigionavano i forni di lavorazione delle rocce ferrose, è stata sempre un territorio ambito per le sue ricchezze sotterranee. I metodi per la riduzione dei minerali ferrosi si sono evoluti nel tempo, passando da quelli rudimentali, ma molto efficaci dei forni etruschi, fino ad arrivare a quelli più raffinati e moderni degli altiforni presenti all’isola d'Elba fino alla prima metà del ‘900. A partire dalla seconda metà dell'800 i giacimenti metalliferi elbani, presenti nella zona orientale dell’isola d'Elba, sono stati al centro di numerosi studi da parte di ricercatori di tutto il mondo.
A causa di un incremento della quantità e della qualità dei dati e dell’evolversi delle conoscenze geologiche, sono state formulate le prime ipotesi sull’origine degli stessi giacimenti. Senza entrare nel dettaglio delle singole teorie, una delle più recenti afferma che il ferro, contenuto nelle rocce sedimentarie preesistenti, sia stato mobilitato da fluidi ad altissima temperatura e successivamente depositato in bacini a condizioni ambientali favorevoli per la formazione delle diverse mineralizzazioni. Cinque milioni di anni fa, infatti, nella zona di Porto Azzurro si è assistito alla formazione di un secondo plutone granodioritico, oltre a quello del massiccio del Monte Capanne, che pur non affiorando ha influenzato le aree circostanti dando origine ai fluidi idrotermali. Un’altra parte dei minerali dei giacimenti metalliferi è associata ad un tipo di roccia denominata skarn, che si forma per trasformazione di rocce carbonatiche in seguito al passaggio dei fluidi idrotermali.
Questi fluidi trasportano enormi quantità di elementi, per lo più estranei alle rocce che attraversano e durante il loro passaggio innescano dei processi chimici che portano alla sostituzione dei minerali presenti nella roccia originaria. Nel caso dell’isola d’Elba si formano minerali quali hendembergite, ilvaite, epidoto, assieme a quantità variabili di pirite, ematite, magnetite, quarzo e calcite. Le miniere di ferro, attualmente inattive, si trovano lungo la costa orientale dell’Elba e sul promontorio della penisola del Calamita. Da sud verso nord si possono elencare le miniere di Capo Calamita, del Ginevro, dei Sassi neri, di Capo Bianco, di Terranera, di Capo D’Arco, di Ortano, di Rio Marina, di Rio Albano e delle Fornacelle.