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La capra di Montecristo

La capra di Montecristo (Capra aegagrus hircus) rappresenta una delle poche popolazioni di capra selvatica in Italia. La presenza di quest’animale sull’isola non è sicuramente naturale e, si pensa, sia stata introdotta in epoca romana o durante il medioevo dai monaci camaldolesi. Nel tempo, le capre selvatiche si sono incrociate con capre domestiche, introdotte nell’isola in epoche successive, fino a tempi recenti, quando l’isola divenne una riserva di caccia reale. Questi incroci hanno determinato una gran variabilità in alcuni caratteri delle capre selvatiche che popolano l’isola, come ad esempio nel colore e nei disegni del mantello. Animale originario di ambienti aridi e rocciosi, la capra selvatica si è ben adattata alla montuosa e sassosa Isola di Montecristo. Simile morfologicamente al muflone, sebbene abbia forme più snelle e leggere, questa capra ha una dieta erbivora costituita principalmente da erica (Erica arborea e Erica scoparia) e rosmarino (Rosmarinus officinalis), ma nella zona di Cala Maestra si ciba anche di foglie e ramoscelli di ailanto (Ailanthus altissima), specie esotica introdotta nell’isola nel XIX secolo.

Le esigenze alimentari della capra selvatica hanno impedito il rinnovamento del leccio (Quercus ilex), poiché cibandosi delle ghiande e piantine di questa specie vegetale ne ha ridotto fortemente la presenza sull’isola, contribuendo a modificare uno dei più caratteristici ambienti insulari italiani. Nell’isola di Montecristo la capra selvatica è priva di nemici naturali e la mortalità è legata a fattori climatici, che colpiscono individui debilitati ed ammalati, oppure a cadute accidentali. Dopo la costituzione della Riserva Naturale (1971), la popolazione di capra di Montecristo è aumentata fino a contare circa 300-350 individui agli inizi degli anni ‘80. E’ comunque necessario l’attuazione di un programma che stabilisca un equilibrio tra la popolazione caprina e la vegetazione autoctona in modo da evitare danni causati da una eccessiva azione di pascolo.

Approfondimento

Il maschio è più grande della femmina, pesa in media 33-50 kg, ed è lungo 53-82 cm e alto 58-73 cm. Le corna nel maschio sono molto sviluppate e formano una scimitarra rivolta all’indietro, sono lunghe fino a 50-60 cm e presentano una stretta chiglia sulla superficie anteriore. Gli anelli di accrescimento sono poco visibili e molto spaziati e le corna continuano a crescere, con una pausa durante l’inverno, fino all’età di 10-11 anni. I tipici maschi adulti di capra selvatica hanno la barbetta e una colorazione bruno chiaro, con una striscia scura al centro del dorso e sulla spalla. Le femmine hanno strisce scure meno accentuate, corna poco sviluppate (15-20 cm) e comunemente sono prive di barba; pesano 22-30 kg e sono alte 59 cm. La vista è il senso più sviluppato che gli permette di muoversi agevolmente tra le rocce e i dirupi. Le vocalizzazioni sono belati, emessi soprattutto dai piccoli e dalle madri, mentre il grido di allarme è una sorta di starnuto simile ad una "pernacchia".

Le capre selvatiche vivono in piccoli branchi che cambiano composizione e numero nei vari periodi dell’anno. I branchi di maschi e femmine possono essere avvistati durante agosto-settembre, durante il periodo degli accoppiamenti. Il periodo di gestazione è di 5-6 mesi e in febbraio-marzo ogni femmina partorisce un capretto, eccezionalmente due. Si formano allora "branchi familiari", composti da femmine e dai piccoli capretti nati nell’arco dell’anno ed eventualmente da quelli dell’anno precedente. Le femmine allattano e accudiscono i capretti, mentre i maschi formano gruppi totalmente maschili all’interno dei quali si stabiliscono i ranghi sociali che regoleranno l’accesso alle femmine nel successivo periodo riproduttivo.

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