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Il giglio dell'Isola del Giglio

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Il nome dell'Isola del Giglio non deriva dal fiore, come ci si aspetterebbe, ma dalla latinizzazione del vocabolo greco Aegilium, ovvero Capra: Isola delle Capre. Infatti l'attività di pastorizia era molto attiva fino al XIX secolo. Riferimenti alla vegetazione dell'isola si trovano già in epoca antica. Interessante è una citazione del prefetto romano Claudio Rutilio Numaziano il quale osservando il Giglio dal vicino Monte Argentario: «Eminus Igilii selvosa cacumina miror,... », suggerendo quindi una copertura vegetale degna di nota. Attualmente il paesaggio vegetale risulta molto diversificato e ospita una significativa frazione di biodiversità vegetale dell'Arcipelago Toscano.

Nonostante quanto abbiamo appena esposto circa l'origine del nome, l'unico vero "giglio" presente sull'isola è una piccola pianta a fiori gialli, che vegeta nei prati aridi e nelle cenge luminose tra le rocce. Si tratta di una bulbosa appartenente alla famiglia delle liliacee, il cipollaccio di Granatelli (Gagea granatelli). La prima segnalazione per l'isola risale al lontano 1897, quando Stephen Sommier, instancabile esploratore botanico dell'Arcipelago Toscano, rinvenne questa pianta presso Poggio Terneti e la cima della Pagana. Negli anni successivi al primo ritrovamento, Sommier trovò supporto alle sue ricerche nella Marchesa Laura Doria, che evidentemente soggiornava per alcuni periodi sull'isola. Alcune note autografe del Marchese Giacomo Doria sono allegate ai campioni d'erbario conservati nell'Erbario di Firenze. La prima, datata 12.3.1903, afferma: «Caro Sommier, finalmente dopo sei anni di ricerche infruttuose Laura ha trovato la famosa Gagea a Terneti e questa mattina me ne ha mandati una dozzina di esemplari...». La seconda, datata 17.3.1903: «...diffatti, molte delle Gagee che mi ha mandato Laura sono bulbillifere e quest'anno non fioriscono di certo. Sono tutte di Terneti. Della Pagana non ne rinvenne neppure una». Da queste note si evince che la pianta fiorisce raramente e anche per questo motivo non è stata più osservata per oltre un secolo, né al Giglio e neppure all'Elba, dove lo stesso Sommier la rinvenne per la prima volta nel 1896 alle pendici del M. Capanne.

 

Solo dal 2006 la piantina è stata di nuovo rinvenuta in diverse località dell'Isola d'Elba da Angelino Carta, all'epoca ancora laureando in Scienze Naturali all'Università di Pisa, insieme a Giuliano Frangini e Leonardo Forbicioni. Casualmente, in quello stesso anno prese servizio come Ricercatore, nella stessa Università, Lorenzo Peruzzi, da quasi un decennio studioso proprio delle specie mediterranee di Gagea. Vista l'eccezionale scoperta fatta all'Elba, fu pianificata nel 2008 un'escursione all'Isola del Giglio per verificare se la specie vi fosse ancora presente, nonostante tutte le precedenti ricerche (le più recenti risalenti al 1998) fossero andate a vuoto. Alla spedizione si aggiunsero altri due amici appassionati botanici: Brunello Pierini (Pisa) e Giovanni Gestri (Prato). L'escursione fu effettuata all'inizio del mese di marzo, quando sull'isola sono poche le attività umane, ma la pianta risulta invece nel suo massimo vigore. L'accoglienza della popolazione locale fu ottima e la visita premiata dal ritrovamento della pianta negli stessi luoghi dove lo stesso Sommier e la Marchesa Doria l'avevano raccolta oltre un secolo prima.

La conferma che questa pianta ancora sopravvive permette di prevedere buone possibilità per la conservazione della biodiversità e del paesaggio dell'isola, nonostante negli ultimi decenni si è assistito alla scomparsa di habitat molto fragili come quello dei litorali sabbiosi.

Il territorio del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano include tutte le stazioni note in Toscana per questa specie, che si qualifica di diritto come una tra le più rare ed interessanti della Flora regionale.

 

Testo di Angelino Carta e Lorenzo Peruzzi

Fotografia Giuliano Frangini

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